La frequenza di rimbalzo (o bounce rate in inglese) sta ad indicare la percentuale di visitatori che si limitano a visitare una sola pagina del sito web in cui sono atterrati. Il termine "rimbalzo" indica appunto questo: l’utente arriva sul sito e rimbalza subito via.
Facciamo subito un esempio: supponiamo che il sito abbia una media di 100 visitatori giornalieri ed una frequenza di rimbalzo del 50%: ciò significa che su 100 utenti che arrivano quotidianamente sul sito, 50 se ne vanno dopo aver visto una sola pagina.
Un sito con una frequenza di rimbalzo molto bassa può vantare, quindi, un indice di partecipazione degli utenti piuttosto buono (l’utente atterra sul sito e si fa coinvolgere dai contenuti, per cui si trattiene e visita diverse pagine); viceversa una frequenza di rimbalzo molto alta sta ad indicare che gli utenti, prevalentemente, tendono a fuggire via subito.
Se il vostro sito ha una percentuale di bounce rate molto elevata, quindi, potrebbere essere il caso di fare qualche approfondimento per capire se si tratta di un problema oppure di una caratteristica fisiologica del Vs. sito web. Non sempre, infatti, una percentuale alta di "rimbalzo" sta ad indicare una scarsa qualità o bassi livelli di user experience… ma andiamo per gradi.
Come conoscere la frequenza di rimbalzo del sito?
Questa domanda ha una risposta molto semplice: è sufficiente installare nelle pagine del sito web un sistema di analytics come Google Analytics per avere accesso a questa interessante informazione.
Il dato relativo alla frequenza di rimbalzo è subito disponibile nella scheda Pubblico > Panoramica:
Cliccandoci sopra potete anche vedere l’andamento della frequenza di rimbalzo nell’arco di un dato periodo di tempo.
Nello screenshot postato qui sopra, il sito in questione ha un bounce rate di circa il 23%, che è un ottimo dato in quanto ci dice che più di 3/4 degli utenti decidono di permanere sul sito e naviagre almeno una seconda pagina.
Frequenza di rimbalzo: qual’è il valore ottimale?
Non è possibile definire un tasso ottimale di bounce rate in quanto si tratta di un valore estremamente soggettivo e che deve essere valutato caso per caso, in base alle reali caratteristiche del sito web.
In linea di assoluta approssimazione, a parere di chi scrive, un sito con una frequenza di rimbalzo attorno al 30% (o addirittura inferiore) può dirsi sicuramente soddisfatto della propria capacità di trattenere gli utenti (sempre che tale livello non sia raggiunto artificiosamente, ovviamente).
Viceversa siti web con l’80 o 90% di frequenza di rimbalzo non devono necessariamente essere tacciati di bassa qualità. Vediamo, infatti, di capire perchè un elevato tasso di bounce rate non equivale necessariamente ad un problema da risolvere.
Quali sono le cause di un’alta frequenza di rimbalzo?
Le cause di un bounce rate elevato possono essere diverse, alcune fisiologiche (cioè elementi comuni del "tipo" di sito) altre patologice (cioè dovute ad errori e pertanto eliminabili o riducibili). Vediamole nel dettaglio:
Cause fisiologiche di una frequenza di rimbalzo elevata
- L’utente ha trovato immediatamente l’informazione di cui aveva bisogno: questo caso, ad esempio, è assai frequente nei siti di attività locali come bar o ristoranti dove spesso l’utente accede al sito solo per trovare l’indirizzo o il numero di telefono. In questi casi, quindi, l’utente trova subito ciò che cerca e non ha nessun bisogno di prolungare la visita al sito.
- L’utente è in cerca della risposta ad un quesito specifico e per trovarla consulta in rapida successione i risultati forniti dal motore di ricerca: in questo caso la visita dell’utente termina immediatamente sia che abbia trovato o meno l’informazione che cercava. Questa eventualità è piuttosto frequente per i siti tecnici e specialistici (si pensi ad esempio ai siti di medicina) dove l’utente atterra unicamente per trovare la risposta che sta cercando e non è interessato ad altri contenuti o argomenti.
- La tecnologia con cui è sviluppato il sito web fa largo uso di Ajax, quindi l’utente può accedere a diverse informazioni del sito senza spostarsi (apparentemente) dalla pagina di atterraggio.
- Il sito è composto da un’unica pagina web: in questo caso è evidente che la frequenza di rimbalzo non può essere considerata un indice di qualità del sito essendo impossibile andare oltre alla prima ed unica pagina di cui è composto. Questo caso è assai frequente per le landing page.
I siti affetti da un bounce rate elevato dovuto a uno o più di queste cause, non possono e non devono essere considerati di bassa qualità, in quanto il rimbalzo è dovuto a fattori difficilmente eliminabili e non necessariamente negativi (l’utente che trova subito ciò che cerca si presume sia soddisfatto del sito).
La creazione di un sistema fittizio per prolungare il percorso verso la soddisfazione dell’utente, inoltre, non sarebbe certo da intendersi come un miglioramento del sito e della sua fruibilità, viceversa sarebbe un grave deterioramento alla sua efficienza ed alla sua capacità di rispondere concretamente alle esigenze dell’utenza.
Cause patologiche di un elevata frequenza di rimbalzo
A differenza delle cause fisiologiche, le cause patologiche di un elevato bounce rate possono e devono essere rimosse. Vediamo di seguito le più comuni:
- Il sito web presenta degli errori a livello di codice tali da compromettere la sua fruibilità, spingendo gli utenti ad andarsene (ad esempio: broken link, menu non funzionanti, script bloccanti, ecc.).
- Il sito web, pur non presentando errori di programmazione gravi, è strutturato in modo non fruibile, illogico o poco chiaro, pertanto gli utenti non sono incentivati a proseguire la conoscenza delle sue pagine web che risultano difficilmente leggibili, raggiungibili e/o mal organizzate.
- Il sito appartiene alla categoria dei "made for ads", si tratta cioè di siti composti quasi esclusivamente da annunci pubblicitari e che hanno quale unico fine quello di generare dei click per gli sponsor: in questi casi l’utente arriva, se ne va e (molto spesso) non ritorna.
- Il sito ha dei contenuti ma è troppo pieno di pubblicità e/o utilizza formati troppo invasivi e/o fastidiosi che compromettono la fruibilità del sito stesso (come pop-up, formati in overlay, pagine di transizione, banner multimediali con audio attivo, ecc.).
- I contenuti del sito sono poco o per nulla attinenti ai risultati di ricerca sui quali compaiono: in questo caso il lettore abbandona immediatamente il sito andando a cercare altrove ciò che realmente gli interessa.
- i contenuti del sito sono di bassa qualità e non forniscono alcun reale valore al lettore.
In tutti questi casi, volendo riassumere, l’elevata percentuale della frequenza di rimbalzo non è altro che la naturale conseguenza della bassa qualità del sito. Il webmaster, pertanto, potrebbe agire facilmente sul tasso di bounce rate migliorando la qualità del proprio sito e/o dei contenuti attivando un circolo virtuoso che porterebbe non solo ad una maggior permanenza degli utenti, ma anche e soprattutto ad una loro maggior soddisfazione.
Migliorare la frequenza di rimbalzo
Abbiamo visto che, quando un elevato tasso di rimbalzo è dovuto a cause patologiche è possibile intervenire per porre rimedio e migliorare bounce rate e soddisfazione degli utenti. Ma com’è possibile ottenere questo risultato?
- La prima cosa da fare è identificare eventuali errori del sito sia a livello di programmazione (provate ogni singola pagina utilizzando, possibilmente, browser e sistemi differenti) che di architettura e se ci sono errori di questo tipo risolveteli immediatamente. In particolare, assicuratevi che il sito:
- sia veloce nel caricare: i siti lenti non piacciono a nessuno e vengono abbandonati velocemente!
- sia fruibile anche attraverso smartphone e tablet: oggi questi dispositivi rappresentano una grossa fetta dell’utenza on-line e non possono essere snobbati!
- Se fate un uso eccessivo di banner e/o formati pubblicitari provate a ridurre gli spazi promozionali oppure ad eliminare quelli eccessivamente invadenti: potrebbero bastare pochi giorni per misurare l’efficiacia di simili azioni sulla frequenza del rimbalzo del sito.
- Se il problema dipende dalla qualità dei contenuti del sito la questione, sicuramente, si fa più complessa e la strategia d’azione più articolata. La prima cosa che vi consiglio di fare è verificare quali sono le pagine con il più alto tasso di uscita. Per farlo, in Google Analytics, andate su Comportamento > Contenuti del sito > Tutte le pagine dopodichè ordinate i dati attraverso la colonna che indica la percentuale d’uscita (% uscita) ordinando dal valore maggiore al minore. Così facendo otterrete l’indicazione precisa delle pagine con il maggior tasso di abbandono: sicuramente i contenuti di queste pagine sono i primi a cui dedicarsi. Domandatevi se si tratta di contenuti di qualità, se sono approfonditi e se l’utente vi può trovare realmente delle informazioni utili e importanti. Se la risposta è "no" avete molto su cui lavorare…
Conclusioni
Come abbiamo visto un elevato bounce rate non è necessariamente indice di scarsa qualità del sito web: taluni siti hanno una frequenza di rimbalzo elevata perchè l’utente trova subito ciò che cerca e questo è un dato estremamente positivo.
Viceversa, il problema di un bounce rate elevato si presenta e deve essere preso in seria considerazione quando l’utente se ne va dal sito senza aver trovato ciò che cercava: in quest’ultimo caso, quindi, la frequenza di rimbalzo diventa un nemico da combattere agendo sulla qualità generale del sito e dei suoi contenuti.
Gli effetti di un lavoro di miglioramento si faranno sentire non solo sulla frequenza di rimbalzo ma anche sul traffico organico (+ qualità = + traffico) e sulle conversioni dei vostri utenti che, più facilmente, potrebbero decidere di trasformarsi in clienti.